Considerazioni in vista di un nuovo autunno caldo su molti fronti

6 Agosto 2014 /

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Gaza Burns - Foto di Al Jazeera English
Gaza Burns - Foto di Al Jazeera English
di Silvia R. Lolli
Il sangue è reale e molto caldo nelle guerre di questi giorni, ma certamente ci aspetta un dopo ferie che richiederà una notevole capacità di sangue freddo. La maggior parte dei cittadini, quelli cioè che si stanno avviando in modo accelerato verso quei parametri di povertà non previsti ormai da tempo nei paesi occidentali, ha bisogno di mantenere serenità e prontezza per affrontare problemi quotidiani sempre maggiori.
A settembre, ma per molti già oggi, avremo di fronte l’aumento della disoccupazione, del precariato in una parola la crisi economico-finanziaria con il suo prodotto, la guerra, sempre più totale e consolidata. Essa non dovrà diventare consuetudine solo perché non ci tocca da vicino. In Italia la crisi non sarà più affrontabile solo con parole incoraggianti e con spot di fiducia che le manovre strategiche del presidente della Repubblica hanno evidenziato in questi ultimi anni con la gestione dei tre cambi alla presidenza del Consiglio.
Anche in Europa e proprio nel semestre italiano (che tra l’altro sarà poco gestibile per la difficoltà politica incontrata dopo le elezioni), la crisi si sta già facendo sentire, se la Germania sta rivedendo al ribasso tutte le previsioni. In queste ore si può scoprire che se si fosse riusciti a dare un peso diverso alle priorità politiche nel Mediterraneo e del Sud del mondo invece che rincorrere gli interessi di chi sta più lontano, forse ci sarebbero oggi maggiori capacità per affrontare le sfide che Putin, il nuovo zar russo, ci imporrà già dal prossimo inverno.

L’incendio che sta colpendo in queste ore i pozzi petroliferi libici, se collegato con la guerra ucraina, ormai dai contorni più chiari dopo la recente catastrofe aerea e l’impossibilità di svolgere indagini su quei territori a livello internazionale, deve prepararci ad affrontare il futuro imminente nel modo migliore per non soccombere alle prime difficoltà. Partendo da questi eventi la guerra rincorsa da tempo da Netanyahu forse comincia ad avere più senso, anche se rimane incomprensibile per i tanti civili palestinesi ormai morti.
Se fossimo in un fumetto si potrebbe organizzare un’evacuazione biblica dai territori di civili soprattutto bambini israeliani e palestinesi (ma anche ucraini) così da far rimanere solo chi è armato a giocare alla guerra. Guerra che comunque mantiene lo sviluppo industriale di molti paesi, fra i quali USA e Italia la fanno certamente da padrone.
Non siamo in un fumetto, ma in una realtà nella quale, risvegliandoci se vogliamo, scopriamo che l’ONU è sempre più dequalificato, incapace a mediare ed anche i “grandi della terra” non sono in grado (ma lo sono mai stati?) di imporre nulla diplomaticamente cioè con il diritto internazionale, a Stati che si trovano in territori strategici per il potere mondiale: petrolio e uranio, oltre all’acqua sono gli elementi naturali che lo sviluppo umano, pardon economico, considera i più importanti per il futuro.
Per un’umanità che ha sempre applicato la legge del più forte cambiare rotta sembra impossibile. Allora cosa ci resta da fare? Intanto si può auspicare di avere sangue freddo per mantenere lucidità di mente a favore della conoscenza, della riflessione e della parola. Occorre invertire la rotta uscendo dal tunnel dell’imbonimento mediatico per riacquistare la vera fiducia in se stessi e in una politica che non può più nascondere le proprie incapacità nelle vuote parole di marketing.
Occorre rimboccarci le maniche per individuare le priorità del vivere nella nostra società e trovare soluzioni efficaci e meno dispendiose, abbandonando in definitiva l’ideologia del consumismo che sta continuando a barattare il falso benessere con i diritti, soprattutto umani, ma oggi sono più visibili quelli ambientali.
Ormai dobbiamo diffondere a tutti la conoscenza che la terra non ha più possibilità di rinnovare le sue risorse e la fine della vita umana, rispetto alle previsioni di cinquant’anni fa, si sta avvicinando sempre di più.

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