Kill Billy: domani la protesta dei lavoratori Ikea in tutta Italia

25 Luglio 2014 /

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Proteste Ikea - Foto IlFattoQuotidiano.it
Proteste Ikea - Foto IlFattoQuotidiano.it
di Noemi Pulvirenti
Colosso dell’arredamento a buon mercato, l’Ikea da anni è entrata nelle nostre case arredandole a buon prezzo e con design. Paghi poco i mobili e anche l’Ikea paga poco i propri dipendenti. Domani, sabato 26 luglio, in tutte le sedi nazionali ci saranno dei presidi promossi da SìCobas e AdlCobas in solidarietà dei facchini.
La protesta dei lavoratori è iniziata nell’ottobre del 2012 a Piacenza, quando i facchini delle cooperative del consorzio CGS hanno cominciato a scioperare per far valere i propri diritti di lavoratori chiedendo una più equa distribuzione del lavoro e una paga più onesta. Poiché frutto ormai della nuova moda in fatto di lavoro, anche le grandi multinazionali indossano i panni della subappaltazione per dar in pasto i lavoratori alle cooperative e alle loro condizioni.
A maggio di quest’anno però la San Martino, cooperativa appaltatrice di Piacenza, sospende 33 facchini tra i più attivi e sindacalizzati e di questi ne licenzia 24, giustificando il licenziamento per “comportamenti irrispettosi per i valori della cooperativa”. Queste 24 persone licenziate, tutti uomini e alcuni padri di famiglia, non hanno più uno stipendio e riescono a sopravvivere grazie alla Cassa di Resistenza, fondo di solidarietà che serve a sostenere lavoratori e lavoratrici impegnati in lotte in difesa del posto di lavoro. E non mancano le pressioni da parte della cooperativa che tenta di intimidire i lavoratori inviando lettere di contestazione.

Le proteste dei facchini dell’Ikea non sono le uniche in campo della logistica, da pochi giorni abbiamo infatti assistito all’importante vittoria dei lavoratori della Granarolo, che dopo 15 mesi dal loro licenziamento e quasi un anno di lotte hanno visto il loro reintegro.
Nella finzione, nel 1971, avevamo l’operaio Lulù (Gian Maria Volonté) nel celebre film di Elio Petri “La classe operaia va in paradiso”, oggi invece nella realtà abbiamo questa storia di gente che lotta semplicemente per una paga dignitosa e che si vede negato il diritto di contestazione e, come scrivono nel loro volantino, “Il facchino paura non ha”.

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