di Alfiero Grandi
Qualcuno ha detto che l’approvazione da parte del parlamento della modifica dell’articolo 81 della Costituzione è stata possibile nel 2012 solo per una sorta di autoembargo delle intelligenze. È una spiegazione verosimile. L’introduzione del pareggio di bilancio nella Carta costituzionale è un’esagerazione non richiesta, neppure dagli impegni assunti dall’Italia con l’accettazione del Fiscal compact e si spiega solo con il clima di terrorismo psicologico instaurato dopo l’esplosione degli interessi sul debito pubblico e il fallimento del governo Berlusconi.
Del resto altri paesi, come la Francia, si sono ben guardati dall’approvare norme costituzionali di questo tipo. Per dare attuazione al nuovo articolo 81 della Costituzione è stata approvata la legge n. 243/2012 che è oggetto dei 4 referendum abrogativi che il comitato promotore ha presentato in Cassazione e sui quali è in fase di avvio la raccolta delle firme, a cui occorre dare pieno sostegno.
Purtroppo la modifica all’articolo 81 della Costituzione è stata fatta con più dei 2/3 dei parlamentari e questo ha impedito l’effettuazione del referendum confermativo. Solo un’iniziativa parlamentare potrà modificare questo errore politico ed economico, che ha legato mani e piedi il nostro paese alle politiche di austerità e per di più la sua legge attuativa ha ulteriormente aggravato i vincoli, più di quanto lo stesso Fiscal compact imponesse.
Il risultato è che l’Italia continua ad essere in difficoltà economiche, non riesce a riprendersi e aumenta la disoccupazione, ormai raddoppiata, come dimostrano anche i dati diffusi dall’Istat. L’austerità è una cura che ha aggravato la situazione del nostro paese, con il raddoppio del tasso di disoccupazione e in particolare con l’esplosione della disoccupazione giovanile, con la diminuzione di un milione di occupati, senza contare i lavoratori in cassa integrazione, con una diminuzione del Pil del 9% dal 2007 al 20013 e malgrado questo un aumento del debito pubblico dal 103,3% al 132,7%.
Per di più non viene detta tutta la verità sul debito pubblico perché il pagamento dei debiti arretrati della Pubblica Amministrazione, che pure è doveroso, porterà ad un ulteriore aumento dello stock del debito di 70/80 miliardi di euro. Occorre una strategia di ripresa economica qualificata ed occupazionale, di espansione dei redditi, per uscire dalla crisi di cui ancora non si vede la reale conclusione. Occorre un’alternativa alle politiche di austerità che hanno aggravato la crisi anzichè risolverla.
È un bene che oggi in Europa siano più forti e diffuse le posizioni che puntano a chiudere con l’austerità, tuttavia ancora non siamo di fronte alla svolta di cui c’è bisogno. Troppe le incertezze e i vincoli, troppe le ambiguità. Anche le aperture di cui si parla in questi giorni sono in realtà promesse di flessibilità nell’ambito della strategia definita dal Fiscal compact e dai vincoli di austerità vigenti. La flessibilità sarebbe, se effettivamente ci sarà, è del tutto insufficiente ad affrontare i problemi dell’Europa e in particolare della parte che più ha sofferto le conseguenze dell’austerità.
L’obiettivo dei quesiti referendari, su cui inizia la raccolta delle firme in questi giorni, è modificare la legge n. 243/2012, abrogando le disposizioni che impongono un’applicazione esasperata ed eccessiva dell’equilibriodi bilancio. Si tratta di norme che comportano politiche di austerità ancora più dannose per il Paese.
I 4 quesiti referendari riguardano l’articolo 3 comma 3 e 5 (n°1), l’articolo 3 comma 2 (n°2), l’articolo 8 comma 1 (n°3), l’articolo 4 comma 4. Un impegno referendario non è cosa da poco ma è necessario per tentare di sbloccare la politica di austerità che da anni soffoca l’Europa e condanna alcuni paesi come l’Italia a fare i conti con difficoltà enormi. Per questo i 4 referendum assumono un valore emblematico ed è giusto e necessario un impegno di quanti vogliono uscire da questa situazione e dire con chiarezza alla nuova Commissione Europea e al Governo Renzi che occorre una svolta di cui non c’è traccia reale.
Occorre sostenere le iniziative del comitato promotore con l’impegno di tutti, associazioni e singoli, per realizzare anzitutto la raccolta delle 500.000 firme necessarie per svolgere i 4 referendum nel 2015 e poi per portare la maggioranza delle elettrici e degli elettori a votarli per dare validità e fare vincere i quesiti referendari.
Proprio per dare il massimo vigore all’iniziativa contro l’austerità occorre anche iniziare un percorso che metta al centro la modifica dell’articolo 81 della Costituzione, come risulta dopo le modifiche del 2012, e la modifica dello stesso Fiscal compact. Non basta lo spazio creato da una possibile interpretazione flessibile, se mai vi sarà.
Occorre mettere al centro con determinazione la rimozione dei vincoli fondamentali che sono rappresentati appunto dal Fiscal compact e dal nuovo articolo 81. Per questo occorre avviare anche un’iniziativa nel parlamento europeo e nel parlamento italiano per mettere a fuoco questi 2 obiettivi che possono integrare e completare la strategia dei 4 referendum, che nel frattempo vanno pienamente sostenuti come avvio di un percorso concreto di svolta rispetto alle politiche di austerità in Europa e in Italia.
Il testo dei quattro quesiti
- Quesito n. 1: «Volete voi che siano abrogati l’art. 3, comma 3, limitatamente alla parola: “almeno”, e l’art. 3, comma 5, lettera a), limitatamente alla parola: “almeno”, della legge 24 dicembre 2012, n. 243, recante “Disposizioni per l’attuazione del principio del pareggio di bilancio ai sensi dell’art. 81, sesto comma, della Costituzione”?»
- Quesito n. 2: «Volete voi che sia abrogato l’art. 3, comma 2 (“L’equilibrio dei bilanci corrisponde all’obiettivo a medio termine.”) della legge 24 dicembre 2012, n. 243, recante “Disposizioni per l’attuazione del principio del pareggio di bilancio ai sensi dell’art. 81, sesto comma, della Costituzione”?»
- Quesito n. 3: «Volete voi che sia abrogato l’art. 8, comma 1, limitatamente alle seguenti parole: “e dagli accordi internazionali in materia”, della legge 24 dicembre 2012, n. 243, recante “Disposizioni per l’attuazione del principio del pareggio di bilancio ai sensi dell’art. 81, sesto comma, della Costituzione”?»
- Quesito n. 4: «Volete voi che sia abrogato l’art. 4, comma 4 (“Fatto salvo quanto previsto dall’articolo 6, comma 6, non è consentito il ricorso all’indebitamento per realizzare operazioni relative alle partite finanziarie.”) della legge 24 dicembre 2012, n. 243, recante “Disposizioni per l’attuazione del principio del pareggio di bilancio ai sensi dell’art. 81, sesto comma, della Costituzione”?»