di Dario Zanuso e Aldo Zoppo
Solo gli amanti sopravvivono (Only lovers left alive), di Jim Jarmusch, Stati Uniti 2013. L’ultimo film di Jarmusch (presentato in concorso a Cannes 2013 ed uscito solo ora nelle sale, con colpevole ritardo) è la storia d’amore non convenzionale tra un uomo e una donna, Adam e Eve (interpretati da Tom Hiddleston e Tilda Swinton). I loro corpi esibiscono lo splendore e il vigore della giovinezza, ma il loro animo nasconde il disincanto e la malinconia di chi ha troppo vissuto, il logoramento di una esistenza che si trascina da secoli. Hanno viaggiato per il mondo e vissuto le esperienze più straordinarie, pur restando confinati nei margini più oscuri del mondo. Sono due vampiri.
Vivono di notte e trascorrono nelle loro case le ore del giorno, al riparo dai raggi del sole. Si sono adattati, almeno per il sostentamento, ai tempi nuovi: le pratiche medioevali e barbare per reperire il cibo di cui si nutrono (per le quali la natura li ha dotati di formidabili incisivi) sono state sostituite da meno romantici commerci con chi può fornire, a suon di dollari, sangue fresco e incontaminato (sempre più difficile da trovare).
Per il mondo esterno, degli umani, mostrano un sovrano e snobistico distacco. Sono aristocratici che coltivano l’amore per la bellezza. Riescono a trovarla ormai solo nei reperti di un passato sempre più lontano. Son diventati, in pratica, dei collezionisti. Adam, in particolare, raccoglie gli strumenti musicali e le apparecchiature degli albori della storia del rock. Con questi compone e incide una musica funerea, nera come la sua anima.
Pur amandosi ancora profondamente, vivono in continenti diversi, Adam in un seminterrato alla periferia di Detriot, Eve nel centro di Tangeri. Quando la malinconia di Adam raggiunge un punto critico, Eve lo raggiunge per dargli nuovamente la voglia di continuare a vivere (gli dice, scherzando, che la sua inquietudine romantica gli viene dalle sue frequentazioni giovanili: Shelley e Byron).
Con uno sguardo disincantato e amaro, alleggerito però dalla sottile vena ironica di un racconto che non si prende mai troppo sul serio, Jarmusch, attraverso la storia di questi anticonformisti, ci mostra il suo punto di vista sul nostro mondo, devastato dalla corruzione morale e materiale: uomini ridotti al rango di zombi (persi in una frenesia consumistica che li rende immemori del passato e incuranti del futuro), le città del ricco ed opulento occidente deturpate dal degrado e dall’incuria (Detroit, capitale dell’industria è una città spenta, con interi quartieri abbandonati; l’imponente Michigan Theater è un fatiscente parcheggio per auto), l’avidità e la sete di potere che porta a continui conflitti per il controllo delle risorse (Adam si chiede se sono già iniziate le guerre per l’acqua o se si sia ancora a quelle per il petrolio).
Jarmusch sembra volerci dire che solo chi è innamorato può sperare di continuare a sopravvivere. L’amore a cui allude è anche quello disinteressato per il proprio mondo e per la storia da cui si proviene. Frequenti nel film sono i riferimenti alle basi dell’identità culturale di Adam e Eve, una cultura nella quale convivono la letteratura, la scienza, la musica e le arti in genere.