Il femminile, la sua storia e un confronto all'Archiginnasio di Bologna

4 Aprile 2014 /

Condividi su

Sovrane
Sovrane

di Carla Colzi e Clelia Mori
Siamo partite da Reggio Emilia con la convinzione di assistere a un dibattito tra due belle intelligenze: Annarosa Buttarelli, filosofa, femminista e autrice tra l’altro di “Sovrane. L’autorità femminile al governo”, il libro che presentava quel giorno alla biblioteca dell’Archiginnasio di Bologna, e Luciano Canfora, storico della democrazia e autore di diversi saggi, con cui lo discuteva.
Credevamo che l’incontro tra due culture diverse, così significativamente rappresentate, potesse costruire un passetto avanti nella ricerca filosofica e storica della nostra realtà e speravamo in un piccolo prezioso guadagno per tutte, ma soprattutto tutti. Il simbolico ha un grande valore di cambiamento.
Leggendo “Sovrane”, avevamo capito che il libro, che citava numerose altre studiose, cercava di fare il punto storico e filosofico sull’assenza delle donne e del loro pensiero dal governo in genere, a partire dalla sua attuale e oggettiva crisi patriarcale. Un’assenza che datava dalla nascita della democrazia e si prolungava fino all’illuminismo, dove comunque le donne sono diventate sì cittadine, ma passando attraverso il contratto sessuale di matrimonio, non in quanto altra metà di diritto del genere umano, e dichiarava il bisogno di darsi un nuovo concetto di autorità e di potere, che, secondo Annarosa, poteva essere riformulato solo passando ad una nuova analisi della Realtà.

Un’analisi che solamente le donne possono garantire differente, proprio perché hanno un altro modo di leggere la vita e il mondo e non hanno partecipato, non solo per volontà altrui, alla costruzione delle decadenze occidentali. Un modo di vedere che nasce dalla loro generativa differenza di sesso: una generatività non riconosciuta dal patriarcato come fonte di autorità altra rispetto a quella maschile, ritenuta esaustiva per femmine e maschi dagli uomini della “catena di comando”…
Eravamo quindi convinte che se Canfora si fosse messo in relazione con le tesi di Buttarelli avremmo avuto, all’Archiginnasio di Bologna luogo storico della cultura neutra, un pezzetto di evoluzione del pensiero maschile e una speranza comune in più. Non avevamo motivo di pensare che potesse esser altrimenti vista la fama dei personaggi e la loro sensibilità.
Insieme a “Sovrane” si presentava un altro testo: “Regine per caso. Donne al governo in età moderna” di Cesarina Casanova, che ricostruiva meglio di come storicamente si era fatto le biografie di regine famose. Un testo che a suo modo faceva notare i buchi sul femminile nella storia e si proponeva di chiuderli.
Al nostro arrivo, comunque, abbiamo assistito a un fatterello curioso, che a fine dibattito ha per noi cambiato di significato. Mentre gli autori si presentavano tra loro, un signore giunto insieme a Canfora, con molta naturalezza pensò bene di andare al tavolo vuoto dei relatori a risistemare le loro posizioni, facendolo passare al centro tra le due autrici. Un colpo d’occhio diverso per dare un’altra immagine del tavolo e dell’autorevolezza delle persone che lo occupavano.
L’incontro inizia e si conclude con Buttarelli, che replica a Canfora senza che sia stato aperto il dibattito col pubblico. Ed è un incontro aspro, sul filo dell’ironia, dove si è messo in scena lo scontro tra autorità femminile e maschile. Non è la ricerca che speravamo: una nuova interpretazione della realtà, un modello di pensiero altro e autorevole a cui attingere per uscire dalla crisi di autorità che viviamo e dalla devastazione che il potere senza pensiero opera.
Insomma Luciano Canfora, non ha fatto altro altro che ribadire che le donne dietro la democrazia e il potere, anche se non hanno governato, ci sono sempre state. Hanno perfino scatenato guerre: Troia insegna. E hanno avuto molta influenza sotterranea già da Atene. E’ stata poi la chiesa ad emarginarle con il rigetto di alcuni libri di Platone. (Sfugge che chiesa e democrazia siano a gestione maschile e ci sia un rimpallo tra loro). Anche se è vero che in pubblico, aggiunge, non potevano parlare e vi andavano solo se ben accompagnate. (Nel secolo della psicoanalisi non ci è dato sapere per quale paura maschile). Comunque Socrate, a detta di Platone, permetteva persino alle donne di fare le guerriere perché, diceva, non si vedono diversità se un gregge è guidato da un cane o una cagna.
Insomma donne e uomini sono uguali e non c’è differenza di sesso tra loro e quindi non ci sono altre letture della realtà. Una virile difesa del patriarcato quasi incrollabile nella sua convinzione e un filo ingenua per il modo con cui è stata ribadita. Poi alcune altre affermazioni professorali su importanti nomi femminili che Sovrane non citava, scambiate per ignoranza storiografica e non come libera scelta storica. Il professore giocava in casa, tra un pubblico che la conduzione della serata ha fatto sembrare essere suo.
Ma nonostante lo scambio dei cartellini, le presunte dimenticanze di “Sovrane”, l’assenza di dibattito che desse il polso della situazione, la posizione centrale dell’uomo rispetto alle donne, il rifiuto ad entrare in argomento e la chiusura su territori conosciuti, la posizione ancillare dell’altra relatrice, l’unica che ha dato alle persone un’alta prospettiva sulla realtà, perché si possa inquadrare in maniera più veritiera e si possa immaginare una sua trasformazione più utile alla vita e al mondo, è stata Annarosa Buttarelli.

Aiutaci a diffondere il giornalismo libero e indipendente.

Articoli correlati