L'etica e la politica da Aristotele a Renzi / 1

25 Marzo 2014 /

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di Sergio Caserta
L’etica pubblica nel nostro Paese si è affermata sporadicamente e sempre con grandi difficoltà. Dovrebbe essere un argomento di studio per capire come costruire un nuovo pensiero politico che sappia garantire un’etica più forte. Partiamo da un breve excursus.
In principio fu Aristotele: per il filosofo calcidico, “l’etica è una parte della politica, perché è lo spazio pubblico in cui si manifesta l’azione umana. Essendo la separazione tra vita pubblica e privata estranea all’uomo greco, che è ‘integralmente’ un cittadino, le virtù come la giustizia erano essenzialmente pubbliche, la legge della città l’unico mezzo per amministrare e dirimere controversie”. Il Machiavelli sosteneva invece che i due principi si devono considerare separati: “la politica si legittima con la forza, mentre l’etica è una sfera che riguarda il privato”. Hegel è il filosofo che più ha approfondito il nesso morale tra individuo, famiglia e società, approdando alla concezione di uno “Stato etico” assoluto.
Benedetto Croce criticava la concezione machiavelliana, sostenendo che in tal modo la politica si rinchiudeva in una sfera autonoma e isolata, in una separatezza foriera di gravi conseguenze ma non condivideva neppure la mera unificazione di etica e politica in un solo principio: Croce, infatti, avversava le «false unificazioni» come le «illegittime separazioni» dell’etica e della politica, l’ottuso moralismo come lo spregiudicato tatticismo. In questa prospettiva egli esaminava i grandi temi dell’esperienza morale (giustizia, religione, buona fede, virtù, ecc.) e della vita politica (il ruolo dei partiti e dello Stato, il liberalismo, il rapporto fra Stato e Chiesa, lo Stato etico, ecc.) come principi e funzioni diverse che però interagivano per il “governo del bene comune”.

Per Marx, la struttura economico sociale è il presupposto dell’etica, sia per le istituzioni quanto nella coscienza individuale: “Se l’uomo è l’insieme dei suoi rapporti sociali, vuol dire che questi non sono soltanto una realtà esterna ma entrano a far parte anche della sua vita interiore. La coscienza dell’individuo, in breve, è il riflesso etico della sovrastruttura relativa a una data epoca dello sviluppo della società”. Il marxismo quindi riconosceva un valore all’etica pubblica ma lo subordinava, come tutto il resto, ai rapporti sociali ed economici.
Gramsci formulò un pensiero etico-politico a rappresentazione dell’ideale del “Partito” come intellettuale collettivo formativo del senso di nazione, la sua morale era però soprattutto il dovere della lotta di classe per la giustizia sociale e l’egemonia del proletariato.
Dopo la seconda guerra mondiale, la fase costituente rappresentò nella storia d’Italia forse il momento più alto in cui politica ed etica si avvicinarono: il Paese usciva da una tragedia immane e le forze politiche esprimevano il meglio delle loro classi dirigenti; non era ancora scoppiata la “guerra fredda” che avrebbe alzato i muri della pregiudiziale, consacrata dalla scomunica ai comunisti comminata da Pio XII. La Costituzione fu, così, il frutto di un alto compromesso tra le diverse culture e ideologie: cattolica, laica socialista e marxista comunista. Ne scaturirono i principi fondativi di uno stato democratico che nonostante i colpi subiti ha retto, finora.
Dopo la ricostruzione, gli anni del boom economico, quelli delle lotte operaie e studentesche per i diritti, dopo un periodo di relativo progresso sociale, con gli anni ’80 s’inverte il ciclo economico e si afferma un capitalismo sempre più aggressivo che intende riprendersi ciò che ha concesso in redistribuzione del profitto e diritti.
Monta la cultura dell’individualismo e del rampantismo (In Inghilterra la Tachter: la società non esiste esistono gli individui…), inizia la guerra di tutti contro tutti e innsesca un regresso culturale del nostro paese che culmina con l’avvento di Berlusconi, ovvero: la disonestà, il conflitto d’interesse, l’arbitrio del potere, diventano  principi dominanti, la società ci sguazza, anche la sinistra si adegua e si allinea a questo conformismo dell’: “Arricchitevi!”.
Di qui, la scissione tra etica e politica raggiunge in un crescendo rossiniano le sue punte più elevate con la compromissione di tutti i partiti di ogni parte d’Italia a un banchetto di dilapidazioni di denaro pubblico e di scollamento morale senza precedenti. Mentre il Paese va a rotoli.
Alla fine la misura è colma e, alla vigilia del tracollo definitivo, che avrebbe avuto ripercussioni gravissime per il mercato dei titoli pubblici oltre che per l’Europa, Berlusconi viene estromesso dal governo – ma mai definitivamente dalla scena politica, questo è importante tenerlo presente. Nel frattempo la crisi si avvita e la democrazia subisce una forte compressione con i governi Monti, Letta e ora con Renzi.

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