Maionese impazzita: la politica italiana e la commedia dell'assurdo

3 Marzo 2014 /

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di Sergio Caserta
Rent: «Io ho scelto di non scegliere la vita, ho scelto qualcos’altro… Le ragioni? Non ci sono ragioni… Chi ha bisogno di ragioni quando ha l’eroina?»
Comincia il governo Renzi, sembra di essere entrati nella scena del film famoso “Trainspotting”, la politica italiana vive in uno stato di allucinazioni, dove i personaggi si agitano in preda al delirio sensazionale: Berlusconi e l’eterno ritorno, Letta eclissato, Bersani lo abbraccia, i grillini saltano dai banchi e Civati entra ed esce dalla porta del PD. Scherzi ( ma non troppo) a parte, qualcuno dovrebbe spiegare in quale altro paese occidentale, uno dei maggiori industrializzati, con una solida democrazia costituzionale e parlamentare, almeno così ancora supponiamo, si debba assistere a un teatro dell’assurdo degno del miglior Pirandello.
Eppure parliamo di cose serissime: lo stato dell’economia ai limiti della depressione,come indicano i tassi d’interesse ormai “al tappeto”, la disoccupazione che nelle cifre fa pensare alle tragedie dell’apocalisse di Steinbeck in “Furore”:

E gli occhi dei poveri riflettono, con la tristezza della sconfitta, un crescente furore. Nei cuori degli umili maturano i frutti del furore e s’avvicina l’epoca della vendemmia.

Nel frattempo invece non ci sono rivolte, se escludiamo la barzelletta dei forconi, i poveri stanno richiusi in casa, i disoccupati a casa dei genitori, su tutto si spande un velo di oblio, perché non ci sono appigli, non c’è una forza politica o morale, né partiti, tantomeno sindacati,  ne chiese, ne movimenti che riescano a far mergere il dramma sociale, a farlo indirizzare verso uno sbocco riformatore per esigere soluzioni concrete.


Solo i suicidi, con i loro gesti disperati, fanno notizia: isolati come non mai, sembrano gridare con le loro morti che non ce la si fa più. Sono appunto gesti singoli che determinano una depressione ancora maggiore nell’opinione pubblica.
Renzi conferma il suo Jobs act, vediamo cosa s’inventa l’apprendista stregone, immaginiamo fuochi artificiali, effetti speciali, leggiamo grandi titoli dei giornali e telegiornali, ma qualcuno sa dare un barlume di spiegazione a questo modo fantasmagorico di procedere per annunci, privi di qualsiasi elemento di seria concretezza?
Intanto Taddei, “homo economicus”, del Presidente del Consiglio, alla domanda di Mannoni a tg3 notte, su quali sono i provvedimenti che s’intendono assumere, e con quali risorse, per rispondere alla gravità estrema della disoccupazione, formula serafico una forbita analisi: “abbiamo formulato simulazioni e ipotesi, in linea di massima intendiamo allargare la platea dei beneficiari dell’ASPI e allungarla, togliere la cassa in deroga e metterla sull’ASPI ( di fatto sancendo la fine del rapporto di lavoro ancorchè a termine che con la CIG in deroga permane). Non siamo preoccupati per il tempo, questo è l’anno terribile, dobbiamo tenere fino al secondo semestre di quest’anno poi sperare che le cose vanno bene!” una strategia veramente formidabile, complimenti, una chiarezza d’idee “adamantina”, vedo già le rovine fumanti…
Questa è l’immagine da circo Barnum della nostra politica, un teatrino in cui è entrato all’improvviso Speedy Gonzales che con il suo cappello a larghe tese e la chitarra, parte a razzo e gira intorno a noi, cantando a squarciagola la sua cucaracha, che poi è uno scarafaggio che non può camminare perché gli manca la marijuana da fumar, e tutto torna:

La cucaracha, la cucaracha Ya no puede caminar Porque no tiene, porque le falta Marihuana que fumar.

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