di Valentino Parlato
Matteo Renzi è un mago dell’autopropaganda. Non solo i 3 milioni delle primarie, ma, anche in seguito, non c’è tv o quotidiano dove Renzi non appaia e, quasi sempre, positivamente. Ma quanto tempo ancora può durare questa pubblicità? Le dimissioni di Fassina sono indubbiamente un segno negativo che Matteo cerca di liquidare alla sua solita maniera ma che, in ogni modo, non lo farà crollare. Troverà il modo di aggiustare il guaio, anche se non sarà facilissimo.
Il punto – secondo me – è un altro e sta nella differenza tra il dire e il fare e Matteo non potrà continuare a parlare all’infinito senza un fare visibile e accettato. Ma – va detto – fare in questa situazione e con l’attuale governo Letta non è facile, ma se arriviamo alle elezioni europee senza che il nostro Matteo abbia fatto qualcosa di rilevante e significativo, la sua rumorosa avventura dovrebbe concludersi. Ma viene subito da chiedersi: nell’attuale PD ci sono figure alternative? La risposta mi pare negativa. I più anziani, quelli provenienti dal Pci sono (o si sono messi) fuori gioco e tra i giovani non ci sono personalità emergenti o meglio capaci di costruire un partito (forse Fassina? Barca?) poiché il PD mi pare dissolto con gruppi antagonisti solo per questioni di potere personale: il PD si è ridotto in un’ammucchiata in mano a quella pratica delle primarie che sono la totale negazione di un partito.
E qui occorre aggiungere che siamo in una crisi – non solo politica – senza che in campo ci siano veri partiti.
Quindi situazione grave, dominata da una crisi economica, sociale e politica di portata epocale. E tutto ciò in assenza (sicuramente in Italia) di una seria analisi di questa crisi che investe alle radici il sistema capitalistico fondato sul profitto. Una sfida storica che non può fronteggiarsi con le trovate di Matteo Renzi. Se non riesce a passare ai fatti deve rassegnarsi a passare lui.
Questo articolo è stato pubblicato dalla Fondazione Luigi Pintor il 7 gennaio 2014