Circolo di Padova: chiudiamo, basta con il nome "manifesto". Le ragioni di una scelta

17 Gennaio 2014 /

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il Manifesto quotidiano comunista
il Manifesto quotidiano comunista
delle compagne e dei compagni del Circolo di Padova
Il Circolo del manifesto di Padova ha deciso di chiudere non rinnovando l’iscrizione al registro comunale delle associazioni. È stata una decisione non facile e maturata in maniera sempre più consapevole nei mesi successivi all’assemblea dei Circoli e redazione del novembre 2012. In quella occasione abbiamo avuto la certezza che da parte del gruppo che costituiva la redazione ci fosse il rifiuto, determinato dalla paura di ingerenze indebite dei lettori, di discutere qualsiasi ipotesi di uscita dalla crisi finanziaria e organizzativa del giornale che tenesse conto di soluzioni come la proprietà collettiva e un ruolo diverso e maggiormente partecipato dei lettori e dei Circoli.
L’ultimo a sostenere l’utilità politica dei Circoli per la comunità del manifesto è stato Valentino Parlato, fino al momento in cui anche lui è stato costretto a gettare la spugna. Per mesi poi la nuova cooperativa ci ha detto, negli scarni e rari comunicati, che tutto andava per il meglio, grazie alla loro bravura e dedizione. Anche l’addio di gran parte di coloro che hanno fatto nascere e vivere il giornale e ne hanno costruito l’autorevolezza, non ha scalfito le loro sicurezze. Mai un dubbio, un ripensamento, neanche un plissè! È sembrata la riedizione del nefasto motto: epurare per crescere.
Evidentemente eravamo noi che sbagliavamo, pensando che una impresa culturale e politica come il manifesto potesse vivere al meglio solo sulla base della maggior condivisione possibile tra tutti/e coloro che di quella impresa si sentono partecipi, ognuno per la parte che gli compete: redattori, collaboratori e lettori più o meno organizzati.

La generosità di tante e tanti che hanno dedicato tempo ed energie per diffondere il giornale, per organizzare cene, dibattiti, eventi culturali anche allo scopo di raccogliere fondi da inviare come sottoscrizioni o con cui fare abbonamenti a circoli culturali, scuole, fabbriche, carceri, ha subito un fiero colpo quando a Bologna Carlo Lania ci ha detto che dei soldi raccolti dai circoli non sapevano che farsene: erano ben altre le risorse necessarie.
Come Circolo ci siamo chiesti che senso avesse continuare a chiamarci “del manifesto”: ad alcuni è sembrato l’attaccamento morboso e patetico di un innamorato respinto. Abbiamo aderito alla proposta dei compagni e delle compagne di Bologna di costituire l’associazione “il manifesto in rete”: ci è sembrata la strada per mantenere legami umani e politici di un qualche spessore. Abbiamo continuato per tutto il 2013 ad organizzare incontri e dibattiti, sempre in meno e sempre più perplessi.
Ora abbiamo deciso per una scelta che ci pare di onesta chiarezza: i legami tra noi continuano, le occasioni di trovarci a discutere e promuovere incontri continuano, semplicemente non ci chiamiamo più Circolo del manifesto di Padova. I fantasmi non ci sono mai piaciuti, preferiamo praticare la realtà e per questo abbiamo deciso di destinare i fondi residui (poco meno di 200 euro, tolte le ultime spese) alle compagne e ai compagni che fanno vivere il blog del manifestobologna e all’associazione il manifestoinrete.
Molte/i di noi continueranno a comperare quotidianamente il giornale, altre/i, come fanno già da tempo, ogni tanto. Insomma saremo lettori più o meno affezionati di un giornale, che è un giornale, un giornale… Ma ha smesso di essere una comunità, magari litigiosa e un po’ narcisistica, ma una comunità in cui ci sembrava di avere un posto.

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