Bologna: Bianca, cheerleader in carrozzina dei Warriors. "Amo il football"

3 Gennaio 2014 /

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Bianca nel gruppo delle Cheerleader Warriors - Foto Giulio Busi, Redattore Sociale
Bianca nel gruppo delle Cheerleader Warriors - Foto Giulio Busi, Redattore Sociale
di Ambra Notari, Redattore Sociale
Divisa d’ordinanza: completino a spicchi bianco e azzurro, fiocco in testa e pon pon in coordinato, sorriso stampato in faccia e corde vocali caldissime. È così che scendono in campo le Cheerleader dei Warriors Bologna, squadra di Football americano di serie A. Tra le ragazze, alte e atletiche, tutte in short e minigonne, anche Bianca, ventitreenne bolognese con una rara forma di disautonomia familiare. Centro delle coreografie delle compagne, partecipa seduta su una sedia a ruote.
Un giorno, fuori con amici e amici di amici, sente parlare dei Warriors. “Ho pensato subito che fosse uno sport davvero affascinante… E sono andata a vedere una partita – racconta Bianca, capelli castani, gli occhi chiari, le unghie smaltate e, ai piedi, gli stivaletti con le borchie”. Nell’halftime, sul campo di football si esibisce il gruppo di cheerleader che accompagna la squadra. “Quasi quasi lo faccio anche io”, pensa ad alta voce. “Buona idea”, commenta Ester Struzzola, amica di famiglia e responsabile della società per il settore cheerleader.

“Ho chiamato l’allenatrice – continua Ester -, ben felice di accogliere Bianca nel gruppo”. L’iter, cominciato esattamente un anno fa, è quello standard: prima l’esperienza con le più piccole (il cheerleading è uno sport che richiede una grande preparazione, riconosciuto dal CONI), poi il passaggio alle senior. “Abbiamo già cominciato gli allenamenti, anche se il campionato di serie A non partirà che a marzo”. Prima lo stretching, poi le coreografie e ovviamente il cheer, l’incitamento. L’unica attività a cui Bianca non può dedicarsi sono le acrobazie, quella serie di lanci, tuffi, salti, spesso pericolosi e sempre mozzafiato. “Bianca ha un grandissimo spirito di squadra, e non ha avuto nessun problema di inserimento”.
BOXLe cheerleaders dei Warriors partecipano alle gare di tutte le squadre della società: solo per i senior c’è l’esibizione completa ma, per le altre, dagli spalti non risparmiano incitamenti e semplici coreografie con i pon pon. Per di più, come realtà autonoma, partecipano a manifestazioni, eventi di beneficenza, occasioni particolari all’ippodromo. Pochi giorni fa è partito il reclutamento nelle scuole, e sul sito c’è una sezione dedicata, gestita anche da Bianca.
“Amo il football, molto meglio del calcio. L’adrenalina, la tensione. Uno spettacolo. Il momento che preferisco è l’halftime, la pausa a metà partita, quando ci esibiamo. Facciamo sempre il possibile per sostenere i giocatori”. L’inserimento di uno nuovo elemento nel gruppo – spiega la responsabile – porta naturalmente alla creazione di nuovi equilibri. Un innesto, in genere, provoca una rottura con quanto fatto sin lì ma, se gestito correttamente, dà ottimi frutti. “La mia filosofia è: non giudicare mai. E se hai una testa, usala: perché, in qualsiasi condizione tu ti possa trovare, sei uguale a tutti gli altri”. Il suo atteggiamento “zen”, diplomatico e positivo, ha contagiato le compagne di squadra, che le hanno rubato parecchie strategie: “È molto meglio essere in una squadra: puoi condividere tutto, nel bene e nel male. I traguardi e le sconfitte, le sgridate e i complimenti. Soprattutto, è una questione di responsabilità: se sbagli tu, ne risentono tutti, e non vuoi che accada. Perciò, resto concentrata al massimo ogni istante perché tutto riesca al meglio”.
Bianca Maria Cocchi vive a Bologna, in pieno centro. Dopo il diploma al Liceo Laura Bassi si è presa due anni sabbatici, per decidere che fare della propria vita. L’università, il lavoro, lo sport. Oggi lavora alla Mediateca di San Lazzaro (Bologna). Fino a qualche anno fa tirava di scherma. L’ha fatto per 4 anni, prima di smettere: i risultati arrivavano, e l’impegno richiesto era sempre maggiore. Il tempo scarseggiava, e anche a livello fisico cominciava a essere troppo pesante: “Non volevo che lo scherma diventasse la mia priorità. E poi, lo sport individuale mi stava un po’ stretto. Certo, agli allenamenti c’è tutta la squadra, ma in pedana, nella gare, sei solo”.
La disautonomia familiare, malattia rara, ereditaria, è caratterizzata da disfunzione del sistema nervoso autonomo. Bianca non sente il dolore: non percepisce le fonti di calore, non soffre se si ferisce. La diagnosi è arrivata dopo i primi anni di vita. “Alla fine delle scuole elementari ho chiesto espressamente di avere una sedia a ruote. Potevo camminare, ma con la carrozzina sarei stata molto più comoda”. Bianca si sposta con il suo scooter, su cui carica e scarica – da sola – la sua sedia. Così come da sola si prende cura del suo cagnolino Pedro, un pastore bolognese di un anno. “Il mio desiderio? Senza dubbio, vincere il prossimo campionato”.
Questo articolo è stato pubblicato su Redattore Sociale lo scorso 29 dicembre 2013

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