La green economy e la scoperta del vapore

17 Settembre 2013 /

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di Roberto Romano
La green economy deve affrontare una svolta di struttura. Gli investimenti mondiali hanno registrato una contrazione tra il 2011 e il 2012, mentre per il 2013 sembra manifestarsi lo stesso trend. Tutti i settori delle rinnovabili (vento, sole, idro, eccetera) hanno lo stesso trend, ma questo trend è diverso da area economica ad area economica. Da una parte abbiamo Cina e alcuni Paesi africani che continuano a investire, dall’altra parte Paesi come Eu e Usa che riducono gli investimenti. La Cina e l’Africa sono diventati improvvisamente dei driver delle rinnovabili? L’Europa comincia a perdere terreno nel consesso internazionale?
Molto probabilmente il trend degli investimenti è legato a strategie profondamente diverse. Da un lato la Cina ha scelto di emancipare la propria crescita economica dalla produzione di energia da fonti fossili; emanciparsi nel senso di non far dipendere la propria crescita dai prezzi del petrolio, assicurando il proprio sistema produttivo dalle oscillazioni di prezzo del petrolio che potrebbe rallentare la sua crescita e, soprattutto, renderla dipendente da fattori esterni. Lo sviluppo di energia da fonti rinnovabili, via Ide e investimenti autonomi, permette a questo paese di attutire il saldo della bilancia commerciale elettrica e, nel contempo, sviluppare con alcuni Paesi europei le economie di scala adeguate per rendere efficiente la produzione di energia rinnovabile. Quindi, la crescita degli investimenti ha una finalità di struttura. In altre parole programma e anticipa il proprio sviluppo.

La caduta degli investimenti nelle fonti rinnovabili in Europa, invece, ha ragioni diverse. In qualche misura gli investimenti nel settore hanno raggiunto il punto più alto date le tecniche disponibili, non nel senso della produzione di energia da fonti rinnovabili, piuttosto dal lato di tecniche capaci di organizzare e trasformare interi settori produttivi. Sto parlando delle tecniche di storage e smart grid. Infatti, senza delle tecniche capaci non solo di immagazzinare, ma di usare l’energia in modo intelligente, la diffusione della green economy nei paesi avanzati è problematica. In qualche misura la green economy deve affrontare una sfida equivalente a quella della prima industrializzazione con la scoperta del vapore.
Sostanzialmente la crescita e lo sviluppo di nuovo lavoro e nuova industria passa attraverso la ricerca e sviluppo nello storage e nelle smart grid e, successivamente, sarà possibile modificare in profondità il settore delle automotive, dei trasporti, dell’industria manifatturiera.
Una sfida inedita, ma di particolare interesse.

Questo articolo è stato pubblicato su Sbilanciamoci.info il 10 settembre 2013

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