Generazioni a confronto: accettare la crisi è come abbandonare un amore

5 Agosto 2013 /

Condividi su

Iniziamo con questo post un dialogo a distanza tra una trentenne, Fosca Ranieri, e Sergio Caserta, che nel mondo del lavoro e nel campo della vita adulta c’è arrivato prima. Sarà un lungo racconto intessuto da due post la settimana per confrontarsi su com’era e su com’è vivere, tra prospettive, desideri, aspirazioni e militanze che sono mutati nel tempo.
di Fosca Ranieri
Mi chiamo Fosca Ranieri, e questa sarà la mia unica bugia. Tutto il resto che vi sto per raccontare non comprende altro che le mie vicende, i miei pensieri più intimi e come affronto la vita giorno per giorno.
Potrei definirmi la versione femminile quasi trentenne di Alex (il protagonista di Jack Frusciante), anche se in realtà abbiamo in comune solo il fatto che vivo a Bologna e che pedalo come una pazza in bicicletta, per il resto Alex non si preoccupava di doversi pagare l’affitto e aveva un sacco di tempo libero per le sue turbe adolescenziali; io le turbe le ho ancora ma solo di notte quando alle volte non riesco a dormire.
Sono una baby laureata, ho fatto la primina per motivazioni a me del tutto ignote e ho terminato tutto il percorso universitario della maledetta cazzata 3+2 alla tenera età di 23 anni. Il primo anno post universitario è stato fantastico; avevo due lavori che mi piacevano e la certezza che prima o poi il mio momento sarebbe arrivato.
Poi è arrivata la crisi. È stato davvero un declino lento; le chiamate per i colloqui sono diventate sempre meno frequenti, le offerte di lavoro anche, e ho riprovato forse ben 10 volte il concorso pubblico che avevo vinto in università dopo la laurea con la ferma certezza che prima o poi sarei riuscita a rivincere il posto. Non l’ho mai vinto.

Oggi ho tre lavori, faccio la cameriera-volantinaggio-cassiera in pizzeria. Incastro le ore, sono reperibile 24 h su 24 e la mia specialità è quella di essere la sostituta delle sostitute, quella che insomma chiami all’ultimo perché sei nella merda e lei è ancora più nella merda di te e ti dirà ovviamente di sì.
Accettare la crisi è stato come abbandonare un amore. Ti laceri tutti i giorni e hai questo chiodo fisso, poi una mattina ti svegli stanca di soffrire e reagisci. Per me è stato più o meno così, una mattina ho cominciato a occupare la giornata con futili impegni e adesso mi ritrovo a essere so busy, call me later please e non sono più quella di prima.
Com’ero? Ve lo racconto la prossima volta.

Aiutaci a diffondere il giornalismo libero e indipendente.

Articoli correlati