Brasile: il sindacato, i metalmeccanici e un Paese in lotta

25 Luglio 2013 /

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Brasile - Foto di Francesco Terzini
Brasile - Foto di Francesco Terzini
di Stefano Maruca, ufficio internazionale Fiom
Il movimento che ha invaso le città brasiliane nelle scorse settimane, è stato descritto sui media italiani come una novità assoluta e imprevista. Soprattutto si è molto dibattuto sulla connotazione antipolitica di questo movimento e sulle responsabilità del governo e del presidente Dilma. Abbiamo pensato di capire cosa pensano di questo nuovo movimento i compagni del sindacato metallurgico brasiliano attarverso alcune dichiarazioni dei massimi dirigenti della CNM – CUT (metallurgici) e della Segreteria Confederale CUT che illustano anche le motivazioni della giornata di mobilitazione dell’11 luglio promossa dal sindacato e da altre forze sociali
Paulo Cayres, il Presidente dei metallurgici CNM-CUT rivendica per il sindacato e i partiti della sinistra l’agibilità democratica che oggi consente al Movimento Passe Libre di portare in piazza le proprie rivendicazioni:

“Le strade e le piazze sono sempre stati il palcoscenico su cui è stata scritta la storia del mondo. È stato nelle strade che abbiamo ristabilito la democrazia, è stato nelle strade che abbiamo conquistato il diritto di scegliere con il voto chi deve governare il paese, gli stati e le città, e chi devono essere i legislatori in questi tre ambiti. È stato per le strade che abbiamo conquistato il sistema multipartitico. (…) Quello che il Brasile sta vivendo negli ultimi giorni è il frutto di anni e anni di lotta per garantire che tutti e tutte, senza eccezione, possano esprimere le loro opinioni e lottare collettivamente per i diritti sociali. Le manifestazioni che si svolgono nelle città portano con loro tutta questa storia.

Se non avessimo trasformato il nostro passato, le nostre piazze non sarebbero lo spazio per l’esercizio democratico di oggi. Ma la democrazia è in pericolo quando quello che ha dato origine alla ondata di manifestazioni – il prezzo del trasporto pubblico – è oscurato da una moltitudine di rivendicazione, con alcune di queste che portano con se la minaccia di una regressione sociale. (…)
La Confederazione Nazionale dei Lavoratori Metalmeccanici della CUT, a nome degli oltre 900.000 lavoratori/lavoratrici che rappresenta in tutto il Brasile, respinge questo tentativo di manipolazione del movimento legittimo iniziato dai giovani contro l’aumento delle tariffe del trasporto pubblico, da parte di gente e fazioni in malafede che vogliono distruggere la democrazia.

Rafael Marques, il Presidente del sindacato metallurgici della regione industriale (ABC) di San Paolo ha dichiarato che: “Abbiamo bisogno di aprire le nostre organizzazioni al dialogo con questo movimento. Questi giovani hanno bisogno di sapere che hanno una casa a disposizione per discutere di politica. Dobbiamo essere aperti e portare nelle nostre strutture quei leader che possono emergere in questa fase di movimento”, ha detto Marques.
Anche il presidente nazionale della CUT Vagner Freitas si è pubblicamente espresso sulle manifestazioni e sulle richieste avanzate dal Movimento, dichiarando che la Centrale Unica dei Lavoratori invita i suoi quadri e militanti a partecipare alle manifestazioni che si svolgono nel paese, portando nelle strade le proprie rivendicazioni.
La CUT, insieme a Força Sindacal e altri sindacati, ha lanciato una giornata nazionale di lotta per l’11 luglio con scioperi e manifestazioni in tutto il paese. L’obiettivo principale della mobilitazione è il ritiro del progetto di legge sulle esternalizzazioni, un provvedimento che viene considerato un attacco ai diritti dei lavoratori e una ulteriore precarizzazione del lavoro in Brasile. Fra le altre rivendicazioni della giornata di lotta ci sono la richiesta di non procedere a tagli della spesa sociale per compensare la riduzione delle tariffe dei trasporti, di stanziare il 10% del bilancio statale per sanità pubblica, il 10% del PIL per l’istruzione e l’educazione, miglioramenti al meccanismo di calcolo previdenziale, la riduzione dell’orario di lavoro a 40 ore settimanali a parità di salario, la riforma agraria, e la sospensione delle procedure di appalto nell’industria petrolifera.
Anche il tema della riforma della politica è da tempo presente nel dibattito della CUT, che la considera indispensabile per dare maggiore trasparenza al processo elettorale e rafforzare la democrazia. La CUT appoggia la proposta del Presidente del Brasile Dilma Roussef di convocare una consultazione sulla riforma politica, e, come dice il suo presidente Vagner Freitas – contribuirà con sue proposte alla discussione, a partire dal progetto di legge di iniziativa popolare presentato insieme ad altre organizzazioni della società civile.
Paulo Cayres ricorda che il sindacato dei metallurgici già nel suo congresso del 2011 affermava la necessità di una riforma politica che garantisse la presenza di tutti i segmenti sociali nelle assemblee legislative. Per Cayres la fine del finanziamento privato delle campagne elettorali, è la condizione perchè la maggioranza degli eletti non siano solo rappresentanti delle classi più ricche, e quindi i movimenti sociali e i sindacati abbiano più interlocutori nel Parlamento brasiliano.
La fine del finanziamento privato delle campagne elettorali viene considerato un modo per limitare la corruzione e per rendere più difficile l’influenza del potere economico delle grandi imprese e corporazioni sui risultati elettorali. “Oggi – sostiene il presidente della CUT – è il denaro che vince le elezioni. I cittadini comuni non hanno la possibilità di partecipare e ancor meno di vincere perchè non hanno le risorse necessarie. Con la fine del finanziamento privato le risorse dovranno essere divise in forma democratica nei partiti, per una competizione uguale fra uguali, che renda possibile alla diversità e pluralità della società brasiliana di essere rappresentata nelle istituzioni pubbliche a tutti i lvelli”. Gli altri puntii rincipali della proposta di Legge di Iniziativa Popolare su Riforma Politica sono il voto dei parlamentari su lista bloccata, l’aumento obbligatorio della presenza femminile fra i candidati, la convocazione di una Assemblea Costituente sulla Riforma Politica.

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