di Massimo Corsini
In periodo di crisi, si dice, si taglia ciò che è superfluo. Accade così che a Bologna l’associazione degli Educatori contro i tagli di Casalecchio di Reno si chieda se qualcuno non ritenga il lavoro dell’educatore superfluo, appunto. Questo qualcuno sarebbe ASC Insieme, ovvero l’ASP costituito dai comuni del distretto di Casalecchio, a cui è stata indirizzata una lettera aperta intitolata: Il welfare è servito: dopo lo spezzatino alla bolognese ecco la tagliata all’ASCInsieme.
A dire il vero la lettera è stata indirizzata anche a partiti politici, alle cooperative sociali, ai sindacati firmatari dell’accordo della gara d’appalto in questione ed infine, per conoscenza, indirizzata anche “alla cittadinanza tutta”. Ed il perché è presto detto. Con la nuova gara d’appalto (di tredici milioni circa di euro), che si è tenuta quest’estate a luglio, si sperava si potessero scongiurare eventuali tagli cominciati già l’anno precedente e in ragione dei quali erano state portate avanti da educatori, ma anche dai genitori stessi, numerose proteste. La lettera recita infatti: “Appalto nuovo, gestione vecchia del welfare”.
Poi vengono elencati i misfatti verificatisi, ovvero: ritardo di una settimana nell’inizio dei servizi socio educativi per minori, chiusura estiva anticipata degli stessi, riduzione del monte ore dei servizi individuali, riduzione oraria negli interventi di educazione al lavoro, riduzione ore sui servizi di sostegno alla genitorialità e riduzione delle ore di programmazione per gli educatori scolastici. L’associazione degli educatori rassicura che i dati non provengono da nessuna fonte occulta, sono semplicemente quello che osservano giorno per giorno.
Ma la domanda effettivamente interessante che pongono gli educatori è: “come mai questi tagli vengono attuati nonostante il budget stanziato per la gara d’appalto in favore degli interventi educativi sia lo stesso degli anni passati? Come mai nessuno si è degnato di comunicarci per tempo le variazioni orarie?” Coerentemente alla logica, nella lettera, viene fatto notare che se rimane uguale la grandezza della torta, ma le fette sono meno, sorge spontanea la domanda: dove sono finite quelle che mancano?
“Ed eccoci allora ancora qui, assaliti ormai dalla nausea di chi si trova a ripetere ogni giorno cose che riteneva assodate una volta per sempre, a ricordare che l’educatore non lavora solo a scuola con l’handicap, ma ovunque e anche con minori a rischio, con profughi e immigrati, con le fasce più deboli e quelle che deboli stanno diventando a causa della recessione economica. E lavora dentro i territori con un ruolo che non sarà mai solo di controllo sociale, ma soprattutto di prevenzione”. Ovviamente, se si ritiene che investire sui più deboli non serva a nulla, allora si è perfettamente coerenti. Si deve però avere il coraggio di sostenerlo pubblicamente.