Città o non luogo? (prima parte)

di Silvia R. Lolli /
24 Gennaio 2022 /

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Sembra che molte decisioni a Bologna derivino da un piano regolatore di tanti anni fa e da scelte altrettanto vecchie. Il tutto è avvenuto con la mancanza di programmazione sostenibile che la politica bolognese almeno dagli anni 2000 ha messo in campo. Ne siamo consapevoli?

Da nativa bolognese, e già questo mi fa rientrare in una piccolissima fetta di odierni cittadini (poi non tutti sono tali), sto vivendo la sparizione di un territorio, ancora città?

Certo amministrativamente è una città metropolitana; ma cosa vuol dire realmente? Per ora vedo solo ritardi e mancanze, oltre che spese emergenti dai tanti bandi per vendita di patrimonio pubblico anche provinciale.

A livello territoriale mi appare solo un luogo di consumo, un non luogo, dove nonostante un’università millenaria ed altri spazi culturalmente apprezzabili si è perso il senso dell’insieme di: comunità, sostenibilità. Dietro l’angolo c’è la fine della democrazia.

Da anni le statistiche di Bovini, fino al 2016 dirigente comunale apprezzato ed importante per la pianificazione, indicano il forte calo demografico nel Comune, oltre ad un altro dato che allora mi colpì molto: ogni 5 anni la composizione degli abitanti bolognesi cambia; poi molti di questi non sono neppure cittadini e a livello elettorale conta.

Il turn over è notevole, si osserva bene. Una base minima rimane ed è sempre più vecchia. E’ alta la mobilità di famiglie e l’innesto per esempio in periodi temporali scanditi dai tempi dell’anno accademico dei giovani e di docenti universitari. Poi c’è quella dovuta agli orari commerciali quotidiani. Covid permettendo, sono aumentati il turismo e l’immigrazione, quest’ultima molto variabile ed appare poco controllata per molte comunità: badanti ed altri lavoratori spesso in nero e temporanei, i cambiamenti continui di persone in molti negozi di verdura o di fotocopie; senza parlare di improvvisati e variabili muratori… Non si perde solo oggi il tracciamento dei contagiati, da tempo non credo si possano conoscere precisamente i numeri delle presenze temporanea o lunga di molte persone. Forse alcuni solo attraverso le scuole.

Tutti questi cambiamenti portano Bologna a non essere più una città, ma un luogo di passaggio oltre che di passeggio nei week end. E’ da tempo consumata, anche culturalmente e politicamente. Tempi corti e fretta, con l’effimero sono sempre più di casa qui al posto di confronti, riflessioni e pianificazioni più sostenibili.

In questo quadro dunque è stato facile programmare il consumo inconsulto il territorio di Bologna, molto fragile. Sembra si dimentichi, ma rimane la sua fragilità che è anche subsidenza. Basta camminare sui portici di S. Luca e sentire, anzi meglio prima vedere, molte lastre del pavimento sconnesse. Non le ricordavo anni fa. Del resto guardando gli archi, oggi in manutenzione straordinaria fatta non troppi anni fa fra l’altro, si vedono crepe…Ma nonostante il motto di trent’anni fa, “Via le mani dalla collina”, quante cubature in più si sono fatte sul colle della Guardia negli ultimi 10-15 anni? Ed è abitativa, non agricola che aiutava a sostenere il territorio. A metà collina una strada, che è indicata come privata e con tanto di telecamere, in questi anni ha l’illuminazione. Quando passava la funivia non c’era per esempio. Anche quella dell’aumento di strade private per me rimane un mistero, per esempio nei giardini di immobili costruiti su superfici pubbliche per agevolare l’acquisto da parte dei lavoratori. Dovrebbero ancora essere beni comuni, ma a volte sono recintati, quindi diventati pressoché privati. Forse il passaggio è stato fatto per diminuire i costi del Comune…

Forse per molti sono piccoli cambiamenti, ma giuridicamente e soprattutto culturalmente sono grandissimi, almeno per me.

Sembra inutile, come si sapeva già nel 2015 per chi si è opposto, raccontare con la promulgazione della legge regionale urbanistica la favola del consumo di suolo zero. Ma non è inutile quando si è ormai abituati a prendere qualsiasi informazione per “oro colato”.

Nella situazione attuale, nella quale anche la politica nazionale fa di tutto per disfare le istituzioni democratiche, sul territorio si può decidere tutto ciò che pochi vogliono. I pochi sono gli speculatori edilizi in questo caso, decidono loro nelle assise pubbliche. E’ impossibile per chi è contro far valere la propria voce, quindi è inutile perdere il proprio tempo per partecipare. Se poi si rimane in pochi e sempre più vecchi sul territorio…i giovani spesso sono di passaggio e leggono la situazione del momento, su un particolare. Spesso manca loro la storia e l’intervento frammentario, a spot per comitati, resta il più facile.

La politica così può fare tutto ciò che vuole; ha dalla sua i poteri dei più forti, ed ancora il mito tanto decantato di una città dove si sta bene. Non serve nulla verificare il deserto che si può vivere in tanti luoghi del territorio comunale in molte ore del giorno, soprattutto durante i mesi non frequentati da turisti e universitari. Neppure osservare la diminuzione degli elettori conta.

In questo quadro continuo a vedere spazi verdi distrutti, sono scelte poco sostenibili; il consumo di suolo zero diventa un eufemismo per riempire con parole vuote e sbagliate l’informazione. Oggi poi ci sono i fondi del PNRR, vedremo poi come si pagheranno i debiti di un bilancio sempre più rosso o nero in termini di inquinamento (ma forse non solo!). Occorre leggere tra le righe le verità: per esempio banche private in sofferenza perenne anche per investimenti ad aziende collassate… Intanto continuiamo ad aprire tanti cantieri pubblici su suoli vergini; fossero almeno primariamente finanziamenti per una vera sostenibilità. A chi interessa il recupero di un luogo dismesso, piuttosto che il consumo di aree verdi fra l’altro attorno a scuole costruite qui con altre idee negli anni Settanta/Ottanta? Stiamo continuando a cementificare con idee spaziali non adatte a claustrofobici, ma neppure, lo abbiamo visto, a situazioni pandemiche.

Nonostante poi la crescita esponenziale i prezzi immobiliari aumentano, rinnegando così le regole di mercato come ci spiegano parlando di concorrenza perfetta; tutti crediamo nella sua esistenza!

Risultato: territorio ancora più devastato, anche se vediamo sul territorio tanti spazi pubblici e privati dismessi. Comunque il territorio sarà per i prossimi 10-15 anni, sempre che continuino i finanziamenti, un grande cantiere aperto, per quale futuro? Sostenibile?

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