Pessime notizie sulla sanità modenese

di Gianluigi Trianni /
7 Novembre 2021 /

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Sulla stampa locale di lunedì scorso sono contemporaneamente comparse due notizie (pessime) sulla sanità modenese:

  1. «Visite mediche: si allungano le file di attesa. Niente tac e 5 mesi per una colonscopia»
  2. «Nasce “Modena ARTS Foundation”, dove ARTS è acronimo di “Academy for Robotic and Transplant Surgery”, ponte tra cittadinanza e istituzioni con lo scopo di fornire un supporto ai pazienti trapiantati e alle loro famiglie e di promuovere la cultura della ricerca e della salute»

Perché sia pessima la prima è facile a capirsi: continua e si aggrava il disservizio delle liste di attesa nella sanità pubblica modenese, con il corredo di immotivati disagi sociali e di incompatibilità con i tempi indispensabili per l’efficacia degli iter diagnostico terapeutici, quindi con danni potenziali anche per la salute dei pazienti.

Sono la prova, purtroppo provata dai pazienti ma anche dai professionisti sanitari pubblici, della sotto dotazione organica delle due aziende sanitarie pubbliche modenesi, quindi del sottofinanziamento (anche) a Modena (come in tutta l’Emilia Romagna ed in tutta Italia) del SSN/Regionale.

Perché sia pessima la seconda è meno intuitivo, ma non impossibile, a comprendersi.

La prima reazione sarebbe infatti di positiva riconoscenza ed apprezzamento.

Ma pensandoci le cose appaiono sotto un altro aspetto.

La nascita di “Modena ARTS Foundation” nei fatti sancisce che l’Azienda Ospedaliero Universitaria di Modenese non è in grado di assicurare l’indispensabile percorso diagnostico terapeutico della gestione post chirurgica dei pazienti trapiantati e sottoposti a chirurgia robotica, da assicurarsi in continuità ospedaliero territoriale e in sinergia con le aziende unità sanitarie locali delle regioni di provenienza degli assistiti.

Né UniMoRe, è in grado di assicurare finanziamenti adeguati alle connesse attività di didattica e di ricerca

Di qui l’esigenza che sia soddisfatta da una Fondazione, “Modena ARTS Foundation”, cioè da un intervento privato.

Si, siamo di fronte ad una specifica forma di privatizzazione dell’assistenza sanitaria e della ricerca: quella che si esprime non nella forma di “ente profit”, cioè esplicitamente finalizzato al profitto, ma nella forma di “ente no profit”, non finalizzato al profitto, ma comunque privato rispetto al pubblico, perché non sottoposto alle strategie ed al controllo pubblico ma alle strategie ed al controllo dei suoi organi statutari specifici.

Una privatizzazione “no profit”, come tutte quelle “profit”, non solo consentita ed “obbligata” dall’inadeguatezza dei servizi pubblici, ma dal pubblico anche favorita, visto che i finanziamenti raccolti si risolvono in detrazioni fiscali per gli erogatori/benefattori.

Quindi minori entrate per il fisco, che deve sostenere il costo del servizio sanitario pubblico.

E vantaggi di promozione commerciale per il “brand” di quanti non siano mere persone fisiche ma aziende private.

In questo caso la stampa ci informa che il presidente di “Modena ARTS Foundation”, è il prof. F. Di Benedetto, ordinario di UniMoRe, dalla stessa convenzionato con l’Azienda Ospedaliero Universitaria di Modena in qualità di direttore di Chirurgia Oncologica, Epatobiliopancreatica e Trapianti di Fegato.

E’ un professionista pubblico, dirigente, che il datore di lavoro, lo Stato in due sue articolazioni modenesi, nell’interesse di pazienti e studenti dovrebbe mettere in condizione di operare al meglio in termini di assistenza, didattica e ricerca, di rispondere dei risultati clinici, didattici di ricerca e gestionali e di dedicarsi esclusivamente (ed in maniera gratificante e gratifica) a ciò.

Ma evidentemente non è così.

La stampa ci informa, inoltre, che in una cornice mondana quale “Casa Maria Luigia”, di Lara e Massimo Bottura, non certo “austera” come le disponibilità finanziarie delle aziende sanitarie pubbliche ed UniMoRe, all’inaugurazione di detta Fondazione uomini delle istituzioni regionali e modenesi quali il Presidente S. Bonaccini, l’Assessore alla Salute R. Donini, il Rettore di Uni.Mo.Re, professor C. A. Porro ed il D.G. di AOU di Modena dr. C. Vagnini abbiano omaggiato con roboanti dichiarazioni l’iniziativa privata nel settore sanitario, didattico e di ricerca – resa possibile e necessitata dalle lacune degli enti pubblici locali ad essi affidati – e nulla abbiano detto dell’ormai evidente sottofinanziamento indecoroso della sanità, della didattica e della ricerca pubblica a Modena (come in Emilia-Romagna ed in Italia) e della conseguente gravissima crisi di entrambe.

Sul piano politico e di relazione con l’opinione pubblica non è “omissione di denuncia”?

E ancora, a fronte della gravissima crisi finanziaria delle Aziende Sanitarie e dell’Università di Modena (e Reggio), come nel resto della regione e dell’Italia, come si può pensare che siano i bilanci regionali, per quanto in Emilia-Romagna più floridi che altrove, a sostenere il peso del cospicuo (ri)finanziamento necessario, come prevede la richiesta di ulteriore autonomia differenziata per la sanità e l’università dell’Emilia Romagna, sostenuta da Bonaccini e Donini e “convenuta” con il Patto per il lavoro dal Rettore di Uni.Mo.Re?

Non sarà il caso di abbandonare l’autonomia differenziata e di rivendicare, invece, al Governo Draghi un cambio di indirizzo del Bilancio dello Stato, che metta al centro la sanità, la didattica e la ricerca pubbliche, non solo a parole?

A giudicare dallo stato delle Aziende Sanitarie e della Università a Modena, senza dubbio.

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