Il midterm fotografa un'America spaccata e polarizzata

8 Novembre 2018 /

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di Marina Catucci
Il risultato delle elezioni di midterm 2018 ha confermato le aspettative: i repubblicani si sono rafforzati al Senato, ed i democratici hanno conquistato la Camera con un ampio margine. Alcune perdite, per entrambe le parti, sono state brucianti; i democratici hanno dovuto incassare le sconfitte dei candidati governatori in Ohio ma sopratutto in Florida, dove sembrava cosa fatta, ed in Georgia, mentre in Illinois, Kansas, Maine, New Mexico e Michigan, i candidati repubblicani hanno perso contro i democratici.
I democratici hanno vinto anche le sfide elettorali del Senato e del governatore in Wisconsin e in Pennsylvania, Stati che erano stati decisivi per Trump nel 2016. Diversa la votazione in Texas, dove una vittoria di Beto O’Rourke non era mai sembrata davvero probabile, e il fatto che il sindaco di El Paso abbia insidiato così da vicino il regno di Ted Cruz già sembra una notizia sorprendente. “I’m so fucking proud of you” sono così fottutamente fiero di voi, ha detto in diretta nazionale O’Rourke ai suoi sostenitori, durante un discorso di concessione della vittoria che già risuonava di presidenziali 2020.
Che comunque qualcosa in Texas si stia muovendo lo dimostrano le vittorie di Veronica Escobar e Sylvia Garcia, prime donne di origine latinoamericana a rappresentare il Texas nella Camera dei rappresentanti, in uno Stato con una popolazione ispanica vicina al 40%. Non ha fatto il discorso di concessione, invece, Stacy Abrams in Georgia, ed ha suggerito che la corsa sarebbe stata inquinata, visto che migliaia di elettori hanno denunciato che il malfunzionamento delle macchine per il voto. “Bisogna dico fare i voti – ha detto Abrams – Crediamo che la nostra possibilità per una Georgia forte sia a portata di mano, ma non possiamo saperlo fino a quando tutte le voci saranno state sentite”.

Ma se i nomi altisonanti hanno perso, c’è stato comunque un gruppo di nuovi vincitori a sinistra. Rashida Tlaib del Michigan e Ilhan Omar del Minnesota sono le prime donne musulmane ad essere state elette al Congresso, Ilhan Omar ha iniziato il suo discorso di accettazione con “As-Salam Alaikum”. Come si sapeva Alexandria Ocasio-Cortez è stata eletta al 14° distretto di New York, ed ora è la donna più giovane ad essere al Congresso.
Deb Haaland del New México e Sharice Davids del Kansas, invece, sono le prime donne native americane ad essere state elette al Congresso. Jared Polis, del Colorado, è il primo governatore dichiaratamente gay. Per la prima volta nella storia al Congresso Usa sono state elette 100 donne dimostrando che l’onda rosa c’è stata eccome.
“Io non sono un personaggio particolarmente carismatico – mi ha detto la socialista Julia Salazar subito dopo essere stata eletta al Senato di New York – ciò che mi ha portato avanti sono le idee. Idee socialiste di diritto alle salute, all’istruzione, ad un salario minimo adeguato. Quello che spero è che molte altre giovani donne socialiste siano ispirate da me e corrano tra due anni”.
Il voto che si è svolto è stato come appartenente a due elezioni diverse: al Senato, dove i repubblicani hanno vinto, erano andati alle urne solo un terzo degli Stati Usa, i più conservatori, ed i seggi in bilico erano per lo più democratici. Per la Camera, invece, votavano tutti gli Stati, i democratici hanno registrato il +8% di preferenze del voto popolare e da 193 seggi sono passati a circa 230, contro i circa 200 dei repubblicani, ma più di tutto i democratici hanno guadagnato seggi nel midwest e nel sud, luoghi dove due anni fal aveva vinto Trump.
Non c’è stata un’ondata unificatrice capace di restituire un’identità comune agli Usa in cui riconoscersi. Il Paese è uscito dal midterm come ne era entrato, spaccato e polarizzato.
Ora, nei prossimi due anni, non avendo più il Congresso completamente dalla sua, Trump dovrà fare i conti con un’opposizione vera che non sembra intenzionata a fare concessioni, e dovrà tener presente che la Camera può aprire indagini parlamentari, chiedere ai funzionari dell‘amministrazione di testimoniare, ed anche avviare una procedura di impeachment, che poi il Senato probabilmente non porterà a termine, ma che potrebbe infastidire molto il suo percorso.
Questo articolo è stato pubblicato dal quotidiano Il manifesto il 7 novembre 2018

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