di Vito Totire
Quando nel paesaggio si vede un capannone con cemento-amianto, la visione disturba sia dal punto di vista estetico-paesaggistico sia per per le preoccupazioni di tipo ambientale e sanitario che l’immagine evoca. Se siamo ottimisti pensiamo che quanto prima quell’immobile sarà bonificato. Ma ripassare, dopo diversi anni, e vedere in località Muffa di Crespellano la situazione immodificata, anzi inevitabilmente peggiorata, sorprende.
Non conosciamo l’origine del toponimo: la muffa è un problema però l’amianto è peggio. Tanto più che sia il Comune di Crespellano che quello di Monteveglio avevano dato segnali di attenzione sul tema dell’amianto disseminato nel territorio: forse le iniziative, con la fusione in un unico Comune, non hanno avuto continuità?
Sta di fatto che all’altezza del numero 290 della strada provinciale che attraversa la località Muffa (sulla destra per chi transita verso Bazzano) non si può non notare una struttura edilizia, certamente dismessa, adibita tanti anni fa a pollaio o ricovero di animali, con presenza di fibrocemento in avanzato stato di degrado e vetustà. Se il sito è già censito potremmo avere quantomeno conferma della presenza di amianto che “a occhio nudo” parrebbe ovvia e sapere se crisotilo o anfibolo.
Restano i soliti quesiti:
- Cosa si aspetta a bonificare?
- Occorre “rilanciare” la pratica del censimento territoriale?
- Il censimento è esteso a tutto l’attuale territorio del Comune Valsamoggia?
Ogni settimana in quella strada transitano migliaia e migliaia di persone. Tutto va bene, madama la marchesa? Dal comune di Valsamoggia, in tema ambientale, ci saremmo aspettati di più. Noi siamo a disposizione per approfondimenti e chiarimenti. Avevamo peraltro dato la nostra disponibilità a siglare una convenzione, per consulenza senza oneri, con il Comune di Monteveglio. Per ora tutto tace. Dunque: estendere censimenti e bonifiche, per l’ambiente, il paesaggio e la salute pubblica.
Questo articolo è stato pubblicato dalla Bottega del Barbieri il 7 ottobre 2018