di Sergio Caserta
La notizia della prossima archiviazione delle indagini sull’omicidio di Angelo Vassallo, senza aver trovato esecutori e mandanti, ha generato reazioni di sconcerto e protesta in tutto il Paese.
Un omicidio di Stato, nel senso che è stato colpito un rappresentante delle istituzioni, come l’ha definito il fratello Dario Vassallo, non può registrare un fallimento così eclatante. Eppure nonostante il dispiegamento di imponenti mezzi e l’impegno personale del giudice Franco Roberti, alto magistrato successivamente nominato procuratore capo dell’Antimafia, non si è riusciti a venire a capo di nulla, come se ci si trovasse di fronte a un muro impenetrabile, una “montagna” troppo alta da scalare, una verità impossibile. Nonostante l’ampia e costante mobilitazione di numerosissime istituzioni, associazioni della società civile, su un delitto di tale inaudita gravità, è piombato un silenzio assordante. Un silenzio soprattutto da parte di quelle forze politiche nazionali e locali, in primo luogo il Pd che era il partito di Vassallo che lascia ammutoliti.
È come se la figura del sindaco pescatore, in vita scomodo per la sua intransigente determinazione a combattere in difesa del suo territorio, contro il malaffare e le cattive consuetudini, il lassismo e il clientelismo, mali endemici del Sud ma non solo, continuasse anche dopa la sua morte a provocare imbarazzo e ostilità. Era Angelo come si dice spesso in questi casi un “rompicoglioni”, uno che non mollava e non era incline a compromessi al ribasso, non era soprattutto un personaggio da addomesticare né con “fritture di pesce”, né con altri mezzi analoghi, una “capa tosta” direbbero i partenopei che sapeva andare come pescatore a mare controvento.
La cittadina di Pollica profondamente colpita dalla vicenda, evidentemente troppo grave ed eclatante per un piccola e pacifica comunità, ha subito anche le conseguenze della mancanza di una verità giudiziaria, con l’incombere di sospetti e insinuazioni, si è chiusa in un sentimento di sfiducia e di rassegnato pessimismo sulla possibilità che i colpevoli vengano scoperti e la giustizia trionfi alla fine.
La notizia dell’imminente cessazione delle indagini con un nulla di fatto, a febbraio scadono i termini e si andrà all’archiviazione come ha preannunciato la giudice Rosa Volpe che da sette anni conduce le indagini, ha lasciato sconcertati. Non ci si può rassegnare a questa sconfitta, le indagini di omicidio non si concludono mai, in particolare per un delitto così grave! Per questo il prossimo sabato 10 febbraio a Pollica è stata indetta una pubblica manifestazione dai familiari di Angelo per scongiurare che non si metta una pietra tombale sul delitto che non resti impunito. Nei quartieri e nel comune di Bologna, città gemellata con Pollica è stato approvato un odg che chiede che le indagini continuino
È assolutamente importante che tutti coloro che in questi anni hanno espresso la loro sensibile partecipazione a questa vicenda, tanti in tutt’Italia, si mobilitino e facciano sentire la loro voce, anche per esprimere la propria solidarietà alla famiglia Vassallo e alla comunità cilentana che non deve sentirsi abbandonata dallo Stato e dai concittadini che in tanti in questi anni hanno visitato e visitano il Cilento, per scoprire i “luoghi di Angelo”. Ne va della dignità del Paese. È importante anche sottoscrivere l’appello su Change, per l’istituzione nella prossima legislatura di una commissione d’inchiesta sull’omicidio del Sindaco pescatore.
Questo articolo è stato pubblicato dal FattoQuotidiano.it il 1° febbraio 2018