Bologna: Expo, Sana, Sanacity. Ed Exbo?

12 Settembre 2014 /

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Exbo 2015
Exbo 2015
di Silvia R. Lolli
All’inaugurazione dell’edizione appena conclusa di SANA ci aspettavamo la seconda puntata del progetto EXBO presentato in “pompa magna” lo scorso anno. Invece, a distanza di un anno, sembra che il Comune di Bologna abbia perso il riferimento al progetto (almeno ci sembrava tale) che lo vedeva coinvolto assieme ad altri partners: CAAB, Università di Agraria, Eataly ed in cui è risultato che il Comune abbia messo, con le strutture CAAB un patrimomio di 50 mln di euro.
Un anno fa, dopo la presentazione, ci eravamo poste alcuni problemi di costi e di fattibilità cercando le sinergie reali; ci sembrava, nonostante tutto, che l’idea fosse interessante, ma la tavola rotonda di venerdì 5 settembre e l’inaugurazione di Sana ci hanno un po’ destabilizzato. Nessuno infatti ha accennato ad EXBO, alla città un po’ più agricola che sembrava potesse riemergere dalla presentazione dello scorso anno, cioè ad una visione della città meno consumistica, ma più rivolta alla sostenibilità.
Forse si può ritenere che “SANACITY: azioni utili per cominciare” si potrebbe considerare un elemento concreto di EXBO. Alla tavola rotonda di venerdì 5 settembre abbiamo capito che, attraverso gli eventi promossi con SANA, in città si dovranno collegare molte iniziative più o meno commerciali legate a un tema qui storicamente primario: il cibo (Bologna si dovrà presentare come una city food) con l’idea di sostenibilità e di biodiversità (di ciò si è parlato di più all’inaugurazione del sabato). Quindi abbiamo appreso che la città di Bologna è diventata Sana City; su internet il logo diventa un magazine e fa vedere tutti gli eventi delle settimane.

L’assessore comunale all’Economia e promozione della città – Turismo – Relazioni Internazionali – Agenda digitale, Matteo Lepore, ci ha spiegato tutto ciò, riprendendo qualche parola sentita lo scorso anno: “la città del cibo, la fabbrica italiana contadina”; nel suo intervento però non abbiamo sentito alcun accenno esplicito al logo promosso allora.
È emersa una visione di città “di servizio”: si devono facilitare le iniziative commerciali per una Bologna che deve sviluppare di più le sue già buone eccellenze culinarie. Ma dietro l’arte culinaria, oggi e nel futuro, non ci possiamo far stare un ritorno all’agricoltura e all’industria di trasformazione? Se rimaniamo a Bologna. Nel discorso di Lepore abbiamo letto una mancanza di coesione con la progettualità di più lungo periodo.
L’interesse si è rivolto agli aspetti di distribuzione e di marketing di prodotti che tutt’al più possono essere cucinati in città ed offerti ai turisti di EXPO 2015. Lo scorso anno ci dissero che il CAAB, trasformato in FICO poteva raccogliere tantissime persone. Appunto nessun accenno a questo contenitore; per incominciare quest’anno ci sono gli eventi proposti nella città più storica; continuiamo a sperare che l’investimento comunicato allora dal Comune non si riveli un fallimento; riempire quello spazio e allo stesso tempo i ristoranti più centrali costituisce comunque una bella scommessa.
Ricordiamo che l’idea proposta lo scorso anno e che molti bolognesi stanno portando avanti da un po’ non è solo quella di cucinare il cibo, ma di produrlo magari a chilometro zero. Dalle parole sentite dall’assessore non ci confortano troppo su questo indirizzo e finalità. Continuiamo a non vedere, forse solo per nostra miopia, una progettualità vera, però si fa di tutto per non fermare la cementificazione del territorio e continuare per esempio a parlare di passante nord.
Le idee di sostenibilità e di biodiversità dovrebbero trovare altri obiettivi di breve, medio e lungo termine, piuttosto che eventi più mediatici che veramente capaci di far cambiare alle persone i propri stili di vita. E da qualche giorno le strade trafficate lo stanno dimostrando!

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