di Claudia Borgia
Si sono trovate un anno fa, poco dopo il terremoto che ha colpito la loro regione, e oggi sono più combattive che mai, e soprattutto sono molte di più. All’inizio erano 10, ora sono più di 500 le donne di EmiliAmo, la rete fondata da un gruppo di imprenditrici che, dopo il sisma del maggio 2012, si sono alleate per tenere in piedi le proprie attività. Se i loro negozi erano ormai distrutti o comunque inagibili, come sono tuttora, queste donne hanno cominciato a vendere i propri prodotti prima online, poi nei mercatini ed oggi nei container. E per non perdere i propri progetti di vita, hanno finito per costruirne uno collettivo, concreto e insieme simbolico, per una terra che non ha mai smesso di rimboccarsi le maniche.
Dai negozi alle piazze e ai container – Qualche esempio? Ne «Il centro in galleria», la piazza coperta nata a Mirandola, dopo il terremoto, Stefania e Federica hanno riaperto i loro negozi di cosmetici e di scarpe. L’agenzia di viaggi Concordia, invece, era andata distrutta, ma Susi, la proprietaria, ha portato tutti i cataloghi in una casetta di legno ed è ripartita da lì: ora lavora in un container. C’è anche chi, nell’attesa di poter riprendere la sua attività, si è reinventata, come Rossella, che fa catering mentre spera di poter riaprire un giorno il suo ristorante sempre a Mirandola, perché non vuole andarsene. Vera, invece, ha scelto di non riaprire il suo punto vendita di articoli per la casa a San Felice, ormai inagibile, e ora fa la commessa in un negozio di abbigliamento in un altro paese. Scelte diverse ma ugualmente coraggiose, perché, come dice la fondatrice della rete “voltar pagina non è semplice”.
Claudia Miglia, l’anima di EmiliAmo – Claudia Miglia è la fondatrice e vera anima del progetto, che si è fatto conoscere anche grazie al sito web, a Facebook e a Twitter. “Il funzionamento è molto semplice ma al contempo efficace”, ha spiegato in un’intervista a wwworkers.it, sito della community dedicata ai lavoratori della rete. “Lavoriamo principalmente su due fronti: il primo è quello dedito al supporto emotivo dei terremotati, c’è chi ha perso davvero tutto. E il secondo è orientato a far ripartire l’economia del territorio”. E nessuna preclusione per gli uomini: la squadra di EmiliAmo è composta dal 90% di donne ma, come spiega ancora Claudia, “è successo per caso. Dopo il terremoto, quando decidemmo di organizzarci, visto che la maggioranza di persone che avevano un’attività erano donne diventò la maggioranza dell’associazione”.
Ma soprattutto, il modello lavorativo di EmiliAmo potrebbe andare ben oltre l’emergenza post-terremoto e superare anche i confini del settore no-profit, per contagiare in positivo anche l’economia “tradizionale”. Se lo augura Claudia, concludendo l’intervista: “Penso che potrebbe essere un modo per un lavoro più equo. Sarebbe bellissimo, anche perché vorrei che EmiliAmo non si esaurisse ma continuasse a vivere anche nei prossimi anni”.
Questo articolo è stato pubblicato sul sito del FemaleWorld.it il 6 giugno 2013